Napoli in un giorno

Premettiamo che la città di Napoli, come tutte le grandi città italiane vada vista in almeno tre o quattro giorni. A noi è capitato passare da quelle parti e fare una piccola gita di un giorno.

La fiera enogastronomica in Piazza Dante – Foto di Senza Sosta

Abbiamo parcheggiato vicino alla stazione e a piedi da Piazza Garibaldi siamo passati per Porta Capuana per poi infilarci tra i vicoletti e raggiungere la caratteristica Via dei Tribunali.

Ci siamo rifatto gli occhi a vedere tutte le bontà, tra dolci e focacce. E abbiamo impiegato un sacco di tempo per raggiungere la fine della via sia per la grande quantità di gente, che per il transito di veicolo e moto che costringevano i pedoni a fermarsi.

Raggiungiamo Piazza Dante dove troviamo una piccola fiera enogastronomica, in cui assaggiamo le olive ascolane preparate in loco. Inutile dire che erano squisite, ma non sono bastate per placare la nostra fame.

Continuiamo quindi il nostro percorso su Via Toledo intenzionati a raggiungere il lungomare. La tappa successiva è il Municipio da dove ammiriamo Castel Nuovo.

Piazza del Plebiscito – Foto di Senza Sosta

Sotto il sole cocente tiriamo dritto fino al Teatro San Carlo e in Piazza del Plebiscito. Finalmente, raggiungiamo la mitica piazza di questa città famosa in tutta Italia e nel mondo. Le colonne che ci appaiono di fronte si ripiegano come in un grande abbraccio caloroso. Dietro fa da sfondo il Palazzo Reale, imponente e sfortunatamente chiuso. La piazza, una delle più grandi d’Italia, prese questo nome per via del plebiscito che si svolse nel 1860 per ratificare l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna. In particolare, i plebisciti si riferiscono all’annessione dei vari territori “italiani” al Regno di Sardegna per dare luogo al Regno d’Italia. Si svolserso quindi in tutto lo stivale durante l’Unità d’Italia.

Tutto molto bello, ma con lo stomaco vuoto e il sole cocente dobbiamo trovare riparo. In prima battuta raggiungiamo la Pizzeria Brandi, dove è stata inventata la pizza Margherita, ma la lista d’attesa lunghissima ci ha fatto desistere. QUindi abbiamo ripiegato in un piccolo ristorante di pesce non molto distante.

Il Vesuvio che sovrastra la città – Foto di Senza Sosta

Dopo esserci leccati letteralmente i baffi non potevamo non prendere il caffè e la riccia al celeberrimo Gran Caffè Gambrinus. Chi passa per Napoli non può dire di essere stato qua se non assapora il caffè in questo locale storico. E poi la riccia… squisita!

Con la pancia piena ci avviciniamo al lungomare dove ammiriamo O’ Vesuvio. L’impatto è molto forte e vedere il vulcano slanciarsi in alto e sovrastare la città sul golfo è qualcosa di fantastico. Con i suoi 1.281 m il Vesuvio è uno dei due vulcani attivi dell’Europa continentale, nonché uno dei più pericolosi del mondo per la tipologia di eruzione, classificata come “esplosiva”. L’ultima eruzione risale al 1944, ma questo non deve trarre in inganno, poiché dopo un’eruzione, i vulcani entrano in una fase di riposo, chiamata “quiescenza”, che dura tra i 3 e i 7 anni, durante il quale il cratere emette solo gas. L’attuale stato di quiescenza risulta atipico rispetto ai clicli abituali finora studiati, perché l’attività eruttiva sarebbe in forte ritardo. Il condotto che porta al cratere risulta aperto dal 1631. Studi attuali hanno accertato che tale condotto si estende per circa 8 km di profondità nella crosta terrestre, che porta a una camera magmatica che contiene una superficie di circa 400 km quadrati di lava accumulatasi nel tempo (tanto per capirci, il magma sotto la crosta terrestre arriva fino ai contrafforti preappenninici!). Per tale motivo l’attività eruttiva può riprendere in qualsiasi momento e, pertanto, vi è un continuo e stretto monitoraggio.

Continuiamo a camminare e godere di uno dei panorami più belli del mondo fino ad arrivare a Castel dell’Ovo. Inutile dire che un fiume di gente percorreva il lungomare più famoso d’Italia, in una giornata bellissima.

Castel dell’Ovo – Foto di Senza Sosta

Il nome di questo castello deriva da un’antica leggenda secondo la quale il poeta Virgilio nascose nell’edificio un uovo che avrebbe dovuto tenere in piedi la fortezza. La sua rottura avrebbe provocato il crollo del castello e arrecato una serie di disgrazie alla città di Napoli. La struttura che vediamo oggi, molto probabilmente non è la stessa del passato, in quanto il castello ha subito una serie di modifiche, crolli e bombardamenti durante le varie epoche. Nonostante l’utilizzo continuo dell’edificio dalla sua nascita (I sec. a.C) fino all’Unità d’Italia, questo cadde in stato di abbandono fino al 1975, quando partirono i lavori di riqualificazione e conversione a spazio museale.

Con in mano un gelato (d’obbligo!) raggiungiamo la stazione Amedeo per fare ritorno alla stazione centrale di Napoli. Ci siamo promessi di tornare e fare un giro più approfondito della città e sfatare quei luoghi comuni che la offuscano.

Napoli è bella uaglio’!

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